Gli accordi di Minsk strappati dall’Ucraina

Gli accordi di Minsk: chi ha incoraggiato l’Ucraina a disapplicarli? E la NATO sarebbe dovuta uscire dall’Ucraina

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Per evitare la guerra sarebbe bastato che l’Ucraina rispettasse gli accordi di Minsk. Ma anche la NATO sarebbe dovuta uscire dall’Ucraina e l’Occidente ha brigato perché non li rispettasse.

Uno dei ritornelli più gettonati circa la soluzione della guerra in Ucraina è data da varianti del seguente pensiero:

L’Ucraina dovrebbe cedere Donbass e Crimea, così ‘sta rottura di palle finisce e torna tutto come prima?
Significa ammettere che i confini europei li decide Putin e che la guerra è un mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

La mia obiezione è semplice:

Gli accordi Minsk I e II?
Sarebbe troppo pretendere il rispetto di quegli accordi che l’Occidente ha contribuito a raggiungere e brigato perché non si applicassero?

A questo mi viene opposto un concetto assurdo: è stata la Russia a non rispettarli.

Occorre, allora, chiarire il quadro della questione.

Sgombrando la “propaganda russa”, tengo a precisare che in questo articolo i link sono tutti verso siti ufficiali ucraini.

Ovviamente allego qui le versioni pdf delle pagine tradotte automaticamente da google.

Genesi degli accordi di Minsk

Sul punto procederò in modo molto schematico, non essendo l’obiettivo di questo post.

A seguito del colpo di Stato del 2013-2014, culminato in “Euromaidan” (di cui ho parlato in «Colloqui di pace per l’Ucraina, ma c’è chi dice “no”») le aree russofone del Donbass hanno avviato una stagione conflittuale con il Governo centrale – che consideravano illegittimo – con l’intento di separarsene.

Celebrarono anche un referendum che, però, è stato considerato illegittimo sia dall’Ucraina sia dagli Stati Uniti (e di conseguenza dall’Europa).

A metà 2014 l’Ucraina di Poroshenko (insediato con il colpo di Stato nel febbraio di quello stesso anno) rispose avviando una guerra con queste parole:

 

“Noi” è riferito agli ucraini “DOC”, mentre “Loro” sono i russofoni del Donbass.

Chi se la sente di condannare i russofoni del Donbass con queste premesse?

Gli Accordi”

Gli accordi di Minsk si compongono di due parti

Il “protocollo” di Minsk (o Minsk I)

Si tratta di un “accordo quadro”, stipulato il 5 settembre 2014. Integrato, poi, da un “memorandum” del 19 settembre 2014, stabilisce una serie di principi per arrivare a una risoluzione pacifica della controversia sui territori del Donbass

Memorandum di Minsk - Wikisource-2

L’accordo di Minsk (o Minsk II)

L’accordo di Minsk è stato sottoscritto il 12 febbraio 2015 e contiene una serie di misure dettagliate da adottare in tempi brevi

Il testo integrale dei documenti adottati ai colloqui di Minsk-2

Tali accordi sono stati firmati dai rappresentanti della Russia, dell’Ucraina e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), oltreché dai due rappresentanti delle regioni separatiste.

Inoltre con il cosiddetto “Formato Normandia” (composto dai rappresentanti dell’Ucraina, Russia, Germania e Francia) a negoziare.

Questi hanno anche sottoscritto una dichiarazione congiunta sull’impegno di attuarli contestualmente all’adozione del Pacchetto di misure per la loro attuazione.

Tale dichiarazione è stata anche inserita nell’allegato n. 2 alla risoluzione n. 2202/2015 del Consiglio di Sicurezza che recepisce pure il secondo accordo di Minsk.

Sicché anche l’ONU è diventato ulteriore garante – oltre all’OSCE, Germania, Francia e Russia – dell’esecuzione di quanto disposto negli stessi.

Il contenuto degli Accordi di Minsk

Le parti fondamentali sono tre:

  • cessate il fuoco da ambo le parti, il ritiro delle truppe governative e separatiste (paragrafo 9)
  • ritiro di tutte le formazioni armate straniere, dell’equipaggiamento militare e dei mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE (paragrafo 10).
  • riforma costituzionale per il riconoscimento dell’autonomia speciale alle zone del Donbass entro la fine del 2015 (paragrafo 11).

Salta subito all’occhio che il secondo punto (paragrafo 10) rende evidentemente incompatibile la presenza di militari NATO nel territorio ucraino.

Ora, seguendo la sequenza dei paragrafi potrebbe apparire che il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe debba avvenire prima della riforma costituzionale, ma non è così.

Il paragrafo 11, infatti, prevede il termine della fine del 2015 per la realizzazione della modifica costituzionale.

Ma proprio questo obbligo è indicato dal paragrafo 9 come presupposto necessario affinché il Governo ucraino acquisisca il pieno controllo sulla frontiera nelle zone del conflitto, creando così una subordinazione normativa tra le due disposizioni.

E ciò perché questa “consegna” doveva iniziare il primo giorno dopo le elezioni locali.

Da tenersi, ovviamente, secondo le nuove previsioni costitutizionali di autonomia della regione.

Quindi la sequenza è:

  1. Modifica costituzionale
  2. Elezioni
  3. Consegna delle frontiere

La disposizione del paragrafo 9 resta subordinata al soddisfacimento della condizione prevista dal paragrafo 11

Gli accordi di Minsk. Il paragrafo 9 subordinato al paragrafo 11

La riforma costituzionale

Nel luglio del 2015 la proposta di riforma costituzionale arriva al Parlamento ucraino (Verchovna Rada)

Portale ufficiale della Verkhovna Rada dell'Ucraina-progetto legge costituzionale autonomia Donbass-2

Il 12 ottobre 2015 il procedimento si blocca.

Il 29 agosto 2019 (Zelensky era stato eletto Presidente nel maggio) il progetto di riforma costituzionale viene definitivamente annullato!

Ora chiediamoci cosa sarebbe successo se, anziché riconoscere l’autonomia speciale al Trentino-Alto Adige, l’Italia avesse bombardato quella regione per otto anni.

Putin invoca l’estinzione degli accordi di Minsk

Solo nella conferenza stampa del 22 febbraio 2022 Putin invocherà l’estinzione degli accordi di Minsk in reazione all’inadempimento da parte dell’Ucraina.

Il ruolo dei “garanti”

Francia, Germania, OSCE e perfino l’intero Consiglio di Sicurezza dell’ONU erano i garanti del rispetto degli accordi di Minsk.

Eppure l’Ucraina li ha disapplicati bellamente e nessuno ha fatto una piega.

L’Ucraina non avrebbe potuto disapplicarli se non avesse avuto la certezza che i “garanti” non avrebbero garantito alcunché. Così incoraggiando la loro disapplicazione.