Libia: Situazione esplosiva. Il “reset” della Conferenza di Novembre

La Libia e la conferenza di Novembre. La situazione di partenza.

milizie che governano la libia

Mappa delle milizie di Tripoli. Click per ingrandire

La conferenza di Novembre sulla Libia. Inquadriamo il contesto in cui si innesta #ForLibyaWithLibia.

La Libia di Gheddafi

Da sempre la Libia è stato un Paese diviso in Tribù, bande, Città Stato e milizie.

Il dittatore Gheddafi teneva l’unità e il controllo con il pugno di ferro e una ponderata e sapiente distribuzione delle ricchezze.

È quindi evidente l’errore pazzesco del 2011. Abbattere Gheddafi senza una strategia, un piano per mantenere l’unità del Paese è stata una follia.

In fondo è la stessa follia che si tende ad applicare alla Siria. Abbattere Assad senza un piano strategico di stabilizzazione del Paese è semplicemente folle, ma ci siamo ormai abituati: USA e Arabia Saudita armano ribelli: Einstein e la teoria della follia

Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results (Follia è il ripetere la stessa azione di nuovo e di nuovo aspettandosi, ogni volta, risultati diversi – Albert Einstein)

E questo a prescindere da ogni valutazione sui personaggi Gheddafi e Assad.

È però evidente che se Gheddafi violava i diritti umani, lo faceva da tempo. Perché la furia riformatrice della Francia si scatenò proprio quel 19 marzo 2011?

La Francia aveva fretta

Il trattato di Bengasi

Il 30 Agosto 2008 Berlusconi e Gheddafi avevano sottoscritto un trattato di “Cooperazione e amicizia”: “Trattato di Bengasi”.

Ovviamente questo accordo alla Francia non piaceva per niente. Già ENI godeva di trattamenti di estremo favore nell’estrazione di petrolio e gas libici e la Francia non poteva consentire che i rapporti si potessero, addirittura, intensificare.

Ma certamente non può essere questa la ragione dell’intervento tanto precipitoso.

La moneta pan-africana di Gheddafi

Come ho già scritto in vari articoli la Francia mantiene di fatto 14 Paesi africani in stato coloniale.

Fra gli altri: Macron: psicopatico in crisi di nervi. Il piano coloniale gli scoppia in mano e poi Conte al Consiglio Europeo. Davvero è stato un flop? Per la stampa estera no e ancora Open Arms fra petrolio ed esseri umani. Una guerra sempre più dura.

La Francia riesce nell’intento, sopratutto, a causa del sistema monetario che ha imposto a quei Paesi (vedi gli articoli che ho menzionato).

Gheddafi e la “moneta pan-africana”: La mail alla Clinton

Proprio quel sistema che Gheddafi stava ipotizzando di smontare con la creazione di una moneta pan-africana

Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. (fonte: Il Sole 24 Ore)

Così Gheddafi firmò la sua condanna a morte.

La mail, infatti, è datata 2 Aprile 2011. Pochissimi giorni prima (19 marzo) la Francia aveva lanciato l’intervento con l’attacco aereo proprio attorno a Bengasi. L’idea di Gheddafi della costituzione della “moneta panafricana” doveva evidentemente essere precedente, perché dal 19 marzo in poi aveva ben altro cui pensare.

L’idea di Gheddafi, per come rappresentata in quella mail, doveva per forza essere precedente a quel fatidico 19 marzo 2011.

Abbattendo Gheddafi il Franco CFA era salvo e dietro la cattura e l’uccisione di Gheddafi ci sono i servizi francesi.

Un Paese e due Governi. Anzi tre

Dopo la caduta di Gheddafi, nel 2012 è stato eletto il “Congresso Generale Nazionale” (GNC) con sede a Tripoli.

In contrapposizione al GNC, a giugno 2014 un esiguo 15% della popolazione ha eletto la “Camera dei Rappresentanti” (HOR) con sede a Tobruq.

Siamo nella parte est della Libia. In Cirenaica, dove ci sono i pozzi petroliferi obiettivo della Total e dove a gestire il territorio c’è il Generale Khalifa Haftar. Sostenuto da Francia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Egitto e Russia.

Il 1° settembre 2014 Il Segretario Generale dell’ONU nomina il suo rappresentante speciale in Libia: lo spagnolo Bernardino Leon con l’incarico di unificare e pacificare la Libia.

Bernardino Leon

Mentre mediava sulla Libia, Leon viene beccato a trattare con gli Emirati Arabi Uniti per un incarico da 50 mila euro al mese come direttore della scuola diplomatica degli Emirati.

Gli Emirati, oltre a sostenere apertamente Haftar, erano anche intervenuti militarmente nella fase del conflitto civile, sempre al fianco di Haftar. E Haftar non aveva mai nascosto la sua dipendenza anche dagli Emirati Arabi Uniti.

Bernardino Leon è stato solo uno strumento nelle mani del blocco che vedeva Francia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto schierati al fianco di Haftar.

Dopo solo un anno, nel novembre del 2015 Leon è costretto a lasciare l’incarico.

Ma il danno era ormai fatto.

Con l’opera di Leon, la Camera dei Rappresentanti di Tobruq è stato il primo Parlamento riconosciuto dalla Comunità Internazionale e l’accordo di unità nazionale era praticamente pronto.

Verrà firmato nel dicembre 2015 (accordo di Skhirat).

Nasce, così, il terzo Governo per lo stesso Paese: il “Governo di Accordo Nazionale” (GNA).

L’accordo di Skhirat

L’accordo testimonia già da se che – in ottemperanza alle volontà di Francia, Emirati Arabi & co. – non si voleva alcuna stabilizzazione della Libia.

Veniva designato, non eletto, un “Governo di Accordo Nazionale” (GNA).

Rimanevano, però:

  1. Un “Alto Consiglio di Stato” (HCS) costituito da una frazione del “Congresso Generale Nazionale” (GNC) con sede a Tripoli. Ha funzioni consultive, ma obbligatorie e vincolanti,
  2. La “Camera dei Rappresentanti” (HOR) di Tobruq con funzioni legislative.

Entrambi gli Organi rifiutano e boicottano il Governo di Accordo Nazionale (GNA), ma sono, nel frattempo, l’un contro l’altro armati.

Questo lo schema assurdo partorito da Bernardino Leon (click per ingrandire)

Un Governo, quindi, che non può governare.

Basti pensare che la Camera dei Rappresentanti di Tobruq (Haftar) avrebbe dovuto ratificare il Governo di Sarraj.

Ovviamente non lo ha mai ratificato.

La situazione politico-legislativa in Libia è praticamente ingessata. Ciascun organo ha il potere di condizionare gli altri. Ciascun organo è contro gli altri. Perfino due banche centrali e due organi nazionali per la gestione del petrolio!

Divisi fra Tripoli e Tobruq.

In queste condizioni a dettare la Legge è la forza delle milizie.

Il Generale Paolo Serra

Nell’Aprile del 2015 era ancora Leon il Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU e viene designato il generale italiano Paolo Serra (che nel luglio 2014 era stato insignito dell’onorificenza francese “Legion d’Onore”) quale “Consulente speciale per la sicurezza”.

Quale “Consigliere speciale per la sicurezza” e data la sua esperienza militare avrebbe dovuto provvedere alla costituzione di forze militari e di polizia al servizio esclusivo del nuovo Governo.

E invece non solo non lo fece, ma la missione ONU fornì il tacito appoggio alle milizie esistenti.

Le milizie libiche

Non esistono “eserciti” propriamente detti. Né al comando di Haftar né al comando di Sarraj.

Ciascuna città libica ha la sua “milizia”. Ciascun quartiere di ogni grande città ha la sua “milizia”. Ciascuna Tribù ha la sua milizia. Decine e decine di milizie che si accordano o si combattono a seconda degli interessi.

Nelle aree di “competenza”, le milizie possiedono – nel senso stretto della parola – il territorio.

Incluse strutture e infrastrutture pubbliche e private, le agenzie bancarie e perfino le istituzioni che hanno sede nel loro territorio.

Come ho scritto, il Governo di Accordo Nazionale aveva come strenui oppositori sia il Governo di Tobruq sia il Governo di Tripoli.

Ovviamente, ciascuno con le proprie milizie.

Non avendo forze armate sue proprie, l’arrivo del Consiglio Presidenziale a Tripoli era estremamente rischioso.

Si stabilì che il Consiglio Presidenziale sarebbe approdato e avrebbe avuto la sua base temporanea nella base navale di Suq al-Jum’a.

Il capolavoro di Paolo Serra: Il Governo di Accordo Nazionale ostaggio delle milizie

Il territorio di Suq al-Jum’a ricade sotto l’influenza di due milizie:

  • Le Forze Speciali di Deterrenza comandate da Kara
  • Il Battaglione di Nawassi, comandato da Qaddur

Le trattative per poter sbarcare a Suq al-Jum’a si sono svolte con queste due milizie che sono state, pure, il nucleo centrale del cosidetto “esercito” di Sarraj.

Ovviamente così facendo si è pure operata una “scelta di campo”. Il Governo di Accordo Nazionale ha ereditato alleati e nemici delle due milizie perché si è messo alla mercé di Kara e Nawassi.

Per esempio le milizie di Zintan diventarono furiose avversarie, seppur avevano supportato la firma dell’accordo di Skhirat.

Stesso discorso, ma al contrario, per il Battaglione Rivoluzionario di Tripoli (TRB) guidato da Tajuri.

Ricapitolando, Sarraj è a capo di un Governo che non può

  • governare perché sia il potere legislativo sia il potere consultivo boicottano il GNA
  • ostacolare le malversazioni e i crimini delle milizie perché lo abbandonerebbero lasciandolo indifeso e ingrossando le file di Haftar

Sarraj non sarà un “capo carismatico” ma, per come è stato ingessato, neppure Superman porebbe agire.

Il capolavoro 

Un grande capolavoro, devo ammetterlo. Nel silenzio acquiescente e complice dell’Italia, con i suoi governi totalmente subordinati alla Francia.

Francia, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita hanno creato una situazione tale per cui è estremamente complicato pacificare la Libia.

Continuo a parlare della Francia perché, nonostante le dichiarazioni ufficiali, è nelle stesse condizioni di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

Nel 2016 venne beccata con le mani nella marmellata

Pur cercando assiduamente di portare i due rivali al tavolo dei negoziati, l’Italia ha sempre sostenuto le autorità di Tripoli. Non è peraltro irrilevante il fatto che la maggior parte dei giacimenti dove opera l’Eni si trovi proprio in Tripolitania. Parigi non stava a guardare. Sotto la presidenza di François Hollande, forze speciali francesi si erano già insediate in Cirenaica. Con un abile equilibrismo diplomatico Parigi sosteneva ufficialmente il Gnc, ma al contempo, stava al fianco del suo nemico. Di nascosto. Fino al 20 luglio 2016, quando la morte di tre soldati francesi precipitati con un elicottero nei pressi di Bengasi, dove Haftar stava combattendo contro milizie islamiste, costrinse il ministero francese della Difesa a uscire allo scoperto: la Francia aveva inviato forze speciali in Libia. A fianco di chi, è facile immaginarlo (fonte: Il Sole 24 Ore).

Anche l’incontro fra Sarraj e Haftar in Francia è il frutto dell’asse Francia-Emirati Arabi Uniti! (fonte: Dagospia)

Pacificare e unificare la Libia: Costituzione ed elezioni

È opinione diffusa anche in Libia che ci sia una forte correlazione fra le elezioni in condizioni di instabilità e gli scontri dello scorso settembre. Ciascuna milizia cerca di ottenere il controllo di Tripoli con la forza. Le elezioni senza una Costituzione e perfino senza una legge elettorale, ovviamente non garantiscono alcuno.

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La Costituzione

La base unificante deve essere la Costituzione.

Infatti è dalla Costituzione che discendono diritti e doveri ed è la Costituzione a stabilire i limiti e il bilanciamento di ciascuno dei poteri.

Eleggere un Presidente e un Parlamento senza aver prima stabilito quali siano i relativi poteri significa eleggere un potenziale dittatore.

E ancora una volta Haftar, gli Emirati Arabi Uniti e la Francia fanno pressioni per elezioni senza Costituzione.

Anche la Costituzione, infatti, dovrebbe essere votata dalla Camera dei Rappresentanti (HOR) di Tobruq che, ovviamente, non ci pensa neppure.

Più e più volte la votazione della Costituzione è stata rinviata.

Ospitato dal canale televisivo degli Emirati Arabi “Libya al-Adath” il 7 settembre Haftar ha dichiarato

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Quindi Khalifa Haftar ha impedito anche con minacce che la Costituzione possa essere discussa e votata dal Parlamento di Tobruq.

E in realtà non c’è neppure una vera e propria Legge elettorale.

La conferenza di Novembre

La Libia sta attraversando proprio adesso il momento forse più delicato sin dal marzo 2011. È una polveriera pronta ad esplodere.

Occorre rivedere tutti gli errori commessi e occorre superare l’attuale assetto istituzionale. Non si può lasciare che Haftar e i Paesi che lo sostengono detengano gli strumenti per evitare qualsiasi pacificazione.

Non si può consentire che Haftar riesca nell’intento di farsi eleggere senza Costituzione, perché verrebbe eletto solo un nuovo dittatore con pieni poteri.

Occorreva mettere tutti gli attori libici attorno allo stesso tavolo. Possibilmente lasciando fuori i capi milizia che non sono altro che gang criminali. Questo è stato fatto!

Il nuovo Governo italiano insediato lo scorso 1 giugno 2018 si sta muovendo nella giusta direzione, con grande disappunto della Francia che continua a fare il doppio gioco.

Il Governo italiano chiede a gran voce che i libici siano gli artefici del loro futuro dotandosi di una Costituzione.

Devono essere i libici a stabilire il momento giusto per celebrare le elezioni e individuarne le modalità. Questo è stato fatto!

Il “forum” libico

Stanti le condizioni di partenza, la “conferenza di Novembre” sulla Libia non poteva essere risolutiva. Aveva degli obiettivi e sono stati raggiunti.

Occorreva:

  • che Haftar rinunciasse a voler abbattere al Sarraj e lo ha fatto. 

«Non si cambia cavallo in mezzo al guado». Il guado, naturalmente, è il periodo che corre da oggi alle attese elezioni – presidenziali e parlamentari – che dovranno disegnare l’assetto della nuova Libia. Il presidente francese Emmanuel Macron le voleva il 10 dicembre. Ma alla fine ha dovuto prendere atto che non era possibile (IlSole24Ore).

  • che tutti gli attori politici contrapposti (HOR, GNA e HCS) si sedessero attorno a un tavolo e assumessero l’impegno a non ostacolare la stabilizzazione politica e le elezioni
  • consentire che la conferenza libica interna (forum delle forze libiche) predisposta dall’ONU potesse avere luogo. Il progetto era stato bloccato dagli attacchi di settembre a Tripoli.

A questo doveva servire la Conferenza di Novembre e questi risultati ha ottenuto, a dispetto dei giornali italiani.

Le elezioni in Libia si faranno quando i libici saranno pronti, non quando Macron ritiene essere il momento migliore per la Francia.

In Italia non c’è più il Governo PD dei Legionari d’Onore. Macron se ne faccia una ragione.

Si rassegnino Francia, Attali e Macron. L’Africa non può essere per sempre una colonia. Occorre consentirne l’autodeterminazione e lo sviluppo.

L’Africa non può essere in eterno solo lo strumento della grandeur française!