Immigrazione: traffici criminali e solidarietà d’interesse

Cifre e dati sull’immigrazione. Il giro d’affari di un traffico criminale che ha come complice la nostra falsa accoglienza.

immigrazione e traffici criminaliAccoglienza benevola o destino crudele? Quale è il nostro vero atteggiamento verso l’immigrazione? Come la strega di Hänsel e Gretel facciamo da “palo” per i traffici criminali.

Dalla casa marzapane che li aveva attirati e che stavano sgranocchiando spunta una vecchietta gentilissima. Mossa a compassione, si offre di ospitare i due fratelli. I bambini, non sapendo dove andare, accettano grati la sua ospitalità.
Ben presto Hänsel e Gretel si rendono conto di non essere più liberi. Sono prigionieri della vecchia, che si era finta compassionevole quando in realtà era una strega nota per aver ucciso e mangiato molti bambini. (Trama di “Hänsel e Gretel” – Fratelli Grimm).

Nel fenomeno dell’immigrazione le nostre false “ospitalità” e “solidarieta” attraggono i migranti come la “casa di marzapane”. Trascinandoli in un abisso infernale.

Perché l’immigrazione è un affare. Non importa quanti ne muoiono. L’importante è che ne arrivino sempre di più per aumentare il giro di affari.

Per rendere tutto questo accettabile all’opinione pubblica occorre presentarlo nel modo giusto.

Le parole chiave sono Solidarietà, Accoglienza e Integrazione. Ma li aspetta la casa della strega.

Immigrazione: La confusione delle parole e delle cifre

Migranti, profughi, rifugiati e sfollati

Molti rapporti, specie delle agenzie e organizzazioni internazionali, continuano a citare dati dei “profughi”. Nel palazzo romano sgomberato di via Curtatone/Piazza Indipendenza troneggiava uno striscione: “Siamo profughi, non clandestini”.

Nei rapporti UNHCR si parla di profughi che scappano dalle guerre, sostenendo di fare anche “fact checking“.

Allora occorre fare chiarezza. Tutti quelli che scappano da una guerra sono “profughi“. Fra questi, chi chiede asilo in altro Paese è un “rifugiato“.

Chi, pur abbandonando la propria terra o la propria città, rimane nel proprio Paese è uno sfollato.

Al richiedente asilo cui viene riconosciuto lo stato di “rifugiato” viene applicata la “Convenzione di Ginevra”. Ha perciò diritto all’assistenza sanitaria e sociale gratuita, all’istruzione gratuita eccetera.

Richiedere asilo infatti non significa averne diritto. La richiesta viene esaminata, ma – nel frattempo – la ricevuta della richiesta costituisce già permesso di soggiorno e i tempi dell’esame delle richieste, stante l’intasamento, sono ormai biblici.

Attribuire per automatismo mediatico a tutti coloro che sbarcano in Italia lo stato di profugo, quindi, è intellettualmente disonesto.

Immigrazione e rifugiati: le cifre

In tutto il 2016 sono sbarcate in Italia 181.436 persone (fonte: Ministero dell’Interno). Di queste solo 123.600 hanno richiesto asilo (fonte: Ministero dell’Interno).

Ben 57.836 sbarcati (il 32%) non hanno neanche avanzato la richiesta di asilo, testimoniando di per se di essere ben a conoscenza di non averne diritto.

Non ho trovato statistiche delle istanze accettate relative all’anno di presentazione. Le statistiche che ho trovato si riferiscono alle istanze accettate rispetto al totale delle istanze esaminate nel corso dell’anno.

Siccome, però, ormai il dato è consolidato, possiamo assumere che circa il 5% delle richieste di asilo avanzate ottiene il riconoscimento di “rifugiato” (il “profugo” fuori dal suo Stato).

Con riferimento al 2016, quindi, dei 123.600 richiedenti, solo 6.180 saranno riconosciuti “rifugiati”. Se, invece, prendiamo a riferimento il numero complessivo degli sbarchi del 2016 (181.436 migranti), la percentuale è ancora più irrisoria: appena il 3% .

I profughi: rifugiati e sfollati

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ci spiega che:

La spinta all’emigrazione da questi paesi deriva da fattori di instabilità politica e sociale.

L’Eritrea (20% degli arrivi totali del 2015) è dominata da più di vent’anni dalla dittatura del presidente Isaias Afewerki; tra le cause della fuga, oltre alla mancanza di libertà civili e politiche, c’è la prospettiva del servizio militare, obbligatorio per uomini e donne dai 17 anni e di durata potenzialmente illimitata.

In Somalia (14% del totale degli sbarchi 2015), dopo oltre 25 anni di conflitto civile, la minaccia maggiore è rappresentata dai miliziani di al-Shebaab, autori, negli ultimi mesi, di sanguinosi attacchi terroristici nella capitale.

Le incursioni di Boko Haram, invece, sono le principali responsabili della emigrazione dalla Nigeria, un Paese in cui il solo 2015 ha fatto registrare quasi 11mila morti violente.

Ma così i conti dell’immigrazione non tornano.

Ad esempio nel 2016 sono state esaminate 18.542 richieste di asilo di persone provenienti dalla Nigeria. Solo in 521 (2,8%) hanno ottenuto lo stato di rifugiato. Molto al di sotto della media generale che si attesta al 5% delle richieste esaminate.

Dove sta l’errore? Nella confusione creata (non sempre in buona fede).

Prendiamo la Nigeria, il Paese da cui arriva il maggior numero di migranti. Boko Haram controlla una parte del territorio a nord.

Secondo le mappe “ReliefWeb“, la maggior parte dei profughi si limita a spostamenti interni:

immigrazione Nigeria Boko Haram Crisis

Fonte: http://reliefweb.int/map/nigeria/nigeria-boko-haram-crisis-echo-daily-map-01042016

Si tratta di “profughi”, ma IDPs (Internal Displaced Persons) ovvero “sfollati”. Molti i “rifugiati” nei Paesi vicini.

Ecco perché il numero di richieste di asilo politico accettate di nigeriani è così esiguo.

Identico discorso per la Somalia. Secondo l’agenzia di intelligence USA Stratfor, Al Shebaab ne controlla una parte:

La situazione dei profughi somali e di tutto il Corno d’Africa è rappresentata in figura:

Immigrazione: Profughi e sfollati dalla Somalia

Fonte: http://reliefweb.int/map/somalia/horn-africa-displacement-dg-echo-daily-map-19052017

Secondo i dati nessun arrivo dallo Yemen. In netta diminuzione gli arrivi dalla Siria, nonostante il “corridoio umanitario“.

A proposito dei “ribelli”

Apro e chiudo una parentesi. Al Shabaab e Boko Haram sono delle frange della corrente Wahabita dell’Islam.

La stessa corrente, di derivazione sunnita, di cui fanno parte Isis e talebani.

per oltre due secoli il Wahhabismo è stato il credo dominante nella Penisola Arabica e dell’attuale Arabia Saudita. Esso costituisce una forma estremamente rigida di Islam sunnita, che insiste su un’interpretazione letteralista del Corano.

I wahhabiti credono che tutti coloro che non praticano l’Islam secondo le modalità da essi indicate siano pagani e nemici dell’Islam. I suoi critici affermano però che la rigidità wahhabita ha portato a un’interpretazione rigorosa dell’Islam, ricordando come dalla loro linea di pensiero siano scaturiti personaggi come Osama bin Laden e i Ṭālebān (Wikipedia).

Ovviamente, trattandosi di Arabia Saudita, con cui facciamo affari e a cui vendiamo le nostre armi, l’argomento è “off limits”.

Approfondirò l’argomento in altro post e aggiornerò questo inserendo il relativo link.

Immigrazione: Il viaggio infernale verso l’inferno

Perché emigrare

La gran parte dell’immigrazione in Italia, quindi, non è frutto di guerre e conflitti. Ma allora cosa spinge queste persone a lasciare il loro Paese?

Un miraggio. Il miraggio di una vita migliore, di lavoro più facile e guadagni elevati. Il miraggio di un futuro diverso.

Nel libro “Migranti!? Migranti!? Migranti!?” della prof. Anna Bono leggiamo alcune testimonianze.

Secondo il Ministro dei senegalesi all’estero, a partire sono ragazzi e uomini con discrete posizioni sociali: insegnanti, impiegati pubblici e persino docenti universitari. Per il Ministro la gente non parte perché non ha niente. Va via perché vuole di più.

Leggendo il libro della prof. Bono, le convinzioni del Ministro sembrano essere confermate da diverse storie raccontate dai migranti stessi.

In un servizio della BBC del 2015, ad esempio, un giovane immigrato di 30 anni spiegava al giornalista perché era partito: Gli avevano detto «Lo sanno tutti che là (in Europa, n.d.r.) si può guadagnare un sacco di denaro».

Aggiungeva che se avesse saputo quanto è pericoloso il viaggio non sarebbe partito. Anche se venisse pagato per andare, non partirebbe più.

Identico discorso per il lottatore e la portiera della nazionale femminile di calcio del Gambia che, però, sono morti nel viaggio.

A morire nel viaggio anche un allevatore senegalese di 27 anni che ha venduto la sua mandria per pagarsi il viaggio mortale.

Il prezzo della vita

Si deve tenere presente che il viaggio ha un costo fra i 3.500 e i 6.000 dollari. Chi è davvero disperato non può pagarsi il viaggio. Chi disperato non è, lo diventa.

In molti casi l’emigrazione diventa l’investimento della famiglia.

Tutti i componenti si tassano per consentire a un familiare di emigrare in modo che questo, diventando ricco (come abbiamo visto il solo fatto di emigrare è garanzia – falsa – di successo e ricchezza), può poi provvedere alle necessità economiche di tutta la famiglia.

Il viaggio infernale

La mostruosa realtà si presenta già durante il viaggio. Il rapporto UNICEF “Un viaggio fatale per i bambini” si riferisce ai bambini, la parte più fragile, sfruttata e violentata del flusso di immigrazione.

Ma vale per tutti quelli che intraprendono la “rotta del Mediterraneo centrale”.

Nelle mani delle organizzazioni criminali gli emigranti attraversano il deserto a piedi. A volte per giorni senza acqua né cibo. Subiscono violenze e abusi. Muoiono a migliaia. MISSING! Semplicemente spariti, svaniti nel nulla.

Ci riflettano i sostenitori del “nel Mediterraneo dobbiamo salvarne di più“. Come con l’operazione “Triton” che ha consentito ad alcune ONG colluse di andare a prelevare i “naufraghi” appena partiti dalla costa.

Rendendo più sicura la traversata, i morti nel Mediterraneo sono aumentati.

Da un lato perché sono aumentate le partenze dai Paesi di origine e quindi il flusso, dall’altro perché le organizzazioni criminali hanno cominciato a risparmiare sul costo dei natanti.

Se riuscissimo a rendere la traversata del Mediterraneo assolutamente sicura, aumenterebbero a dismisura i morti e i dispersi nel viaggio via terra. Lungo la tratta che porta gli immigrati dai loro Paesi alle coste libiche.

Metteremmo ancora più persone nelle mani delle organizzazioni criminali.

Perché siamo noi a fare pubblicità alle “agenzie di viaggio” criminali.

Se non ci fosse l’illusione di una inesistente vita migliore, se le organizzazioni criminali non potessero far leva su questo miraggio la gente non lascerebbe la propria casa.

Immigrazione: benvenuti all’inferno

Quelli più forti, che hanno superato la prova mortale dell’intero viaggio vengono “accolti” all’inferno.

Diventano materiale buono per lavoro nero, schiavismo, prostituzione femminile e maschile (anche minorile), traffico di organi eccetera.

Oppure stritolati, annientati e annichiliti nella macchina del “sistema di accoglienza” che abbiamo inventato.

Vivo a Catania. È vicina al CARA di Mineo, il più grande d’Europa.

Alcune cose le vedo personalmente, altre mi vengono raccontate.

Vengono sedotti da chi riempie i suoi discorsi con “accoglienza” e “integrazione”. E sono proprio costoro che li spingono nel baratro della criminalità.

Questa non è solidarietà. Si chiama crudeltà. 

Schiavi nelle campagne sotto il sole che brucia

Il CARA di Mineo offre vasta scelta di materiale umano a basso costo. I caporali offrono il servizio di accompagnamento. Pochi euro per spaccarsi la schiena anche per 12 ore al giorno. Fino a morire.

La prostituzione

A Catania basta andare nel viale di accesso al porto per “toccare con mano” il fenomeno della immigrazione destinata alla prostituzione maschile. Anche minorile.

Per quella femminile (anche minorile) occorre spostarsi nelle strade parallele alla Strada Statale 114 verso Siracusa o lungo la Strada Statale 417 per Caltagirone e Gela.

Per le donne può anche presentarsi il problema delle gravidanze. Diventa un problema perché, anche se volessero tenere il bambino, vengono costrette ad abortire.

Spesso con pratiche tribali che portano a emorragie e rischio vita. L’ospedale di Caltagirone è l’unica speranza di salvezza per queste donne.

C’è chi sostiene che dal CARA di Mineo è attivo un servizio navetta che garantisce lo spostamento da e verso i luoghi di “lavoro” per le turnazioni di “servizio”.

Minori non accompagnati e minori che spariscono: Minori “irreperibili” 

Secondo il rapporto Oxfam la percentuale è stabile. I minori non accompagnati si attestano al 15% dell’intero flusso di immigrazione.

All’aumentare del flusso aumentano, quindi, i minori non accompagnati.

Dai dati del rapporto Oxfam solo nei primi sei mesi del 2016 sono sbarcati in Italia 13.705 minori non accompagnati. Nello stesso periodo sono stati segnalati 5.222 minori “irreperibili”.

Significa semplicemente che sono scomparsi 5.222 minori non accompagnati. Il 38% di quelli arrivati.

Che fine fanno? Scappano, dice il rapporto.

Ma scappano da soli o ci sono organizzazioni che ne organizzano la fuga?

Da un articolo di “Report”:

Se un minore appena sbarcato è in grado uno o due giorni dopo di andarsene significa che ha un punto di riferimento sul territorio; un’organizzazione che gli dà contatti telefonici, nomi, indirizzi. E questo, di solito, non avviene nell’interesse del minore (Amalia Settineri Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma)

 

Sono molti e diversi i rischi cui vanno incontro, da quello relativo alla prostituzione minorile, allo sfruttamento nel lavoro, c’è poi la manovalanza nel crimine, lo spaccio, e tra i rischi non si esclude neppure il traffico di organi. (Vittorio Piscitelli, Commissario straordinario del governo per le persone scomparse) ..

Benvenuti all’inferno! 

Però “Accoglienza”, “Ospitalità”, “Integrazione” sono le parole chiave per farne arrivare sempre di più. Per metterne sempre di più nelle mani della criminalità organizzata.

E per aumentare il fascino nefasto i complici delle organizzazioni criminali si sono inventati una nuova sirena: lo Jus Soli.

Una legge che pare fatta apposta per far aumentare il flusso di minori non accompagnati.

Ne scriverò in un prossimo post Di cui ho scritto in “Ius Soli: Propaganda per favorire la tratta di minori non accompagnati

Immigrazione: Maschi in cattività

Le cifre

Anche in questo caso le percentuali sono abbastanza stabili, quindi possiamo prendere a riferimento i dati del 2016.

Delle 123.600 richieste di asilo, 105.006 sono di maschi (85%).

Nella fascia di età compresa fra 18 e 30 anni si collocano 99.066 richieste (80%).

Quindi una enorme maggioranza di immigrati è costituita da maschi nel pieno vigore fisico.

Uomini e donne o maschi e femmine?

Senza voler sviluppare un trattato, mi limito a scrivere che la biochimica e, quindi, la fisiologia (ovvero il funzionamento psico-fisico) degli uomini e delle donne è diverso.

A meno di rigettare l’intera teoria evoluzionistica, il genere umano fa parte del regno animale.

Con buona pace della Boldrini e di chi, andandole appresso, sostiene l’assoluta parità dei sessi1, le ovaie della femmina del genere umano inducono ormoni estrogeni (progesterone prima di tutto), mentre i testicoli del maschio inducono ormoni androgeni (essenzialmente testosterone).

Come per qualunque altro animale.

E l’equilibrio naturale ha bisogno di entrambi. Ha bisogno dei rispettivi ruoli fisiologici che la stessa natura ha assegnato.

In una società civile, poi, è necessario che ci sia la parità dei diritti. Non solo nella diversità del sesso, ma anche nella diversità della stessa sessualità.

Pari dignità nella diversità.

In alcuni casi si possono canalizzare o, forzando la natura, reprimere gli effetti, ma per quanto “civilizzato” ed “educato” il testosterone continuerà a indurre nel maschio (uomo) aggressività competitiva.

Un nato maschio non sarà mai uguale a una nata femmina e viceversa.

Neppure se stabilito per Legge!

Immigrazione: I maschi in cattività

Come abbiamo visto, la grande maggioranza degli immigrati è di sesso maschile e nel pieno del vigore (18-30 anni).

Mentre gli ormoni esplodono, il nostro “sistema di accoglienza” mette queste persone in cattività.

Li ricolloca. Isolandoli. Segregandoli.

Cosa pensiamo? Di poterli riportare alle polluzioni notturne o, al massimo, alla masturbazione?

E noi saremmo “civiltà avanzata”? Non arriviamo a comprendere che si creano disastri?

Non ci rendiamo conto che spingiamo esseri umani verso elevati livelli di aggressività? O pensiamo di aggiungere dosi industriali di bromuro di potassio ai pasti?

Conclusioni

L’obiettivo di questo lungo post è dimostrare quanto marcio sia il nostro sistema di accoglienza.

Quanto pelosa e collusa sia la politica che gioca sulle emozioni dell’opinione pubblica per agevolare azioni criminali.

Nulla è cambiato dai tempi del favoreggiamento di Buzzi e Carminati. Pochissimi i politici in buona fede.

“Accogliamoli tutti” significa agevolare i flussi di materia prima per le organizzazioni criminali.

E la “materia prima” è costituita da uomini e donne sedotti da una prospettiva di vita migliore che non esiste.

Sacrificati sull’altare di interessi politici ed economici.

E allora? Affondiamo le imbarcazioni?

Scherziamo? Ancora una volta si parla di uomini e donne. Di esseri umani.

Nessuno si consenta neppure di immaginare che affondare le imbarcazioni sia una soluzione ammissibile!

Che fare?

Politici, organizzazioni, ONG, Agenzie ONU, gerarchie ecclesiastiche di tutte le religioni sono presenti nel Paesi di partenza e in Italia. Per lucrare.

Come con “Mafia capitale”.

Ma cosa fanno per far comprendere che l’Europa e sopratutto l’Italia sono l’inferno e non la terra promessa?

Cosa fanno per far comprendere che nessun futuro li aspetta oltre il Mediterraneo?

A giudicare dagli effetti, nulla.

Non “aiutiamoli a casa loro”, per carità!

“Aiutiamoli a casa loro”, dice Matteo Renzi.

Tremo solo al pensiero, visto il suo concetto di aiuto.

Visti i suoi rapporti di affari e di fornitura di armi all’Arabia Saudita, principale elemento di instabilità di quell’area.

Ma dallo Yemen, implacabilmente bombardato dall’Arabia Saudita con le bombe italiane, non arrivano migranti. Quindi è tutto a posto!

Visto che la sua ENI ha svaligiato le enormi risorse naturali dei Paesi con cui è venuta in contatto. Con cui ha scontrato i suoi interessi.

Poco tempo fa sono emersi gli scandali delle mazzette pagate dall’ENI (come fosse una novità) per saccheggiare le risorse naturali nigeriane.

Qualche notizia qui, qui e qui

Questa è vera mafia!

Fin’ora, quindi, hanno tutti partecipato per agevolare un olocausto. Perché i flussi migratori sono ancora più lucrosi dell’assistenza.

Una complicità diffusa, ramificata come una piovra.

Come la mafia e per la mafia.

Perché anche questa è mafia!

 


1 ATTENZIONE AGLI EQUIVOCI! Ho scritto “parità dei sessi” e non “parità dei diritti”. Principio, quest’ultimo, con saggezza previsto dalla nostra Costituzione. Vedi gli articoli 3, 29, 37 etc della Costituzione. Per la parità dei diritti si deve prescindere non solo dal sesso, ma pure dalla sessualità.