Riforme renziane: P2, JP Morgan e UBS ordinano. Napolitano esegue

Le “riforme” renziane rompono il “Patto fra i componenti del Popolo italiano”. Dalla P2 alla banca UBS passando per JP Morgan. Questi i padri. Napolitano la mammana.

riforme-Renzi e Napolitano

Riforme: Tutto parte dal Piano di rinascita democratica di Licio Gelli. Tutto parte da un report JP Morgan. Tutto parte da un altro report della banca UBS. Tutto parte dalla necessità di “espropriare” gli Enti Locali dei servizi locali (acqua, luce, gas e trasporti).

Ordinamento del Parlamento
I. Nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) […] e, per il Senato, di rappresentanza di 2° grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, […]
II. Modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio)

La citazione qui sopra non è tratta dalla relazione programmatica di Renzi, ma dal “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli.

Napolitano, Renzi, Boschi e Verdini non hanno quindi inventato niente che non fosse già nel programma P2.

Il “Piano” è ormai del tutto realizzato ma la riforma costituzionale, quella virata effettiva e definitiva verso l’autoritarismo ancora non decollava e le banche hanno lanciato l’ultimatum:

Documento J.P. Morgan del 28 Maggio 2013 (pagg 12-13)

I sistemi politici sud europei sono stati costituiti in seguito a dittature e sono improntati a quelle esperienze. Le Costituzioni tendono a mostrare eccessive influenze socialiste, riflettendo la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato dopo il fallimento del fascismo. I sistemi politici del sud Europa mostrano diverse problemi: governi deboli, stati centrali deboli rispetto alle regioni, tutele costituzionali dei diritti del lavoro, sistema di costruzione del consenso che nasconde clientelismo politico e il diritto di protestare se vengono attuate modifiche sgradite. I difetti di questo retaggio politico sono stati rivelati dalla crisi. I Paesi del sud Europa hanno conseguito limitati successi nella realizzazione delle agende fiscali e delle riforme economiche, con governi costretti dalle Costituzioni (Portogallo), Regioni potenti (Spagna) e sorgere di partiti populisti (Italia e Grecia).
[…]
Il test fondamentale dell’anno sarà in Italia, dove il nuovo governo ha chiaramente l’opportunità di impegnarsi in riforme politiche significative. Ma il processo delle riforme politiche è solo iniziato. 

JP Morgan esige regimi autoritari in Europa, venne scritto.

Siccome il colpo di Stato non è più reato se non condotto con le armi1, l’emerito (Presidente, ovviamente) Giorgio Napolitano il democratico obbedì al galoppo.

Il 10 giugno 2013 venne depositato un Disegno di Legge per modificare l’art. 138 della Costituzione2. Si intendeva modificare la Costituzione nel chiuso di una stanza mediante un “comitato di saggi”. Vestale di questo stupro la sempre presente Anna Finocchiaro.

Un gruppo di parlamentari 5 Stelle salì sui tetti di Montecitorio per richiamare l’attenzione su quanto stava avvenendo nel chiuso di alcune stanze (per questo definiti “pagliacci” e “fanatici”).

In quell’occasione Riccardo Fraccaro:

Vorrei ricordare a chi ha affermato che “questo è il nostro Palazzo”, per criticare l’occupazione del M5S, che Montecitorio appartiene a tutti i cittadini e non alla casta. Forse non è chiaro: noi utilizzeremo ogni mezzo per impedire ai partiti di stuprare la Costituzione. Non faremo ostruzionismo, ma resistenza come i partigiani!

Giusto per sottolineare quanto lento possa essere il Parlamento col bicameralismo perfetto, la proposta (depositata in Senato il 10 giugno) venne approvata dal Senato l’11 Luglio, alla Camera il 10 Settembre, di nuovo al Senato il 23 Ottobre per poi (fortunatamente) arenarsi all’ultimo step.

Per informazione: TUTTI i gruppi parlamentari (eccetto Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto) hanno votato a favore sia alla Camera sia al Senato. TUTTI, inclusi Lega e Fratelli d’Italia!

A Dicembre 2013 Letta comunicò che non avrebbe toccato l’art. 138 della Costituzione così dimostrando di essere troppo morbido.

Occorreva cambiare cavallo ed ecco il tizio con la dose di spregiudicatezza necessaria: Matteo Renzi.

Direttamente incoronato Presidente del Consiglio un mese prima del famigerato “Enrico stai sereno” da un’altra grande banca mondiale, la UBS.

In un documento del 08 gennaio 2014 UBS scrive a pagina 4

In Italia, invece, a meno che Matteo Renzi riesca a modificare sostanzialmente il percorso delle riforme, nel più importante dei paesi periferici ci sarà probabilmente meno spazio di manovra per negoziare il suo bilancio 2015 con la Commissione europea.

e poi, ancora, a pagina 10 (in testa)

Questa paralisi porterà probabilmente a una maggior pressione da parte della Commissione europea sul governo per la riduzione del rapporto debito-PIL al 60%, che probabilmente limiterà il margine di manovra almeno per il bilancio 2015, a meno che Matteo Renzi non riesca a modificare il percorso di riforma.

e in coda

Sfortunatamente, l’Italia non è riuscita ad abbassare il costo unitario del lavoro, ancora troppo alto dato che i passati incrementi di salario non erano in linea con gli aumenti di produttività. Infatti, il Fondo Monetario Internazionale (IMF) stima che sia necessario un deprezzamento del costo del lavoro del 10% per incrementare la competitività. Malgrado le misure per risolvere ciò siano una priorità chiave per Renzi, molto probabilmente dovrà affrontare una battaglia in salita.

L’emerito (Presidente) Giorgio Napolitano si affretta nuovamente. Impipandosene bellamente della sentenza della Consulta che ha rilevato l’illegittimità costituzionale della composizione delle Camere, ordina: “Staffetta immediata!” Renzi al Governo con l’incarico di portare a compimento le “riforme” già progettate dalla P2 e pretese dalle banche.

Così disse Napolitano il democratico:

L’incarico l’ho dato io a lui con l’impegno di portare avanti queste riforme, come anche quella del mercato del lavoro e degli incentivi alle imprese

Questo l’impegno assunto da Matteo Renzi per accoltellare alle spalle Enrico Letta.

E al contrario di Enrico Letta, Renzi va oltre ogni più rosea aspettativa. Con il Jobs Act il costo del lavoro è crollato, altro che limitarsi a deprezzarlo del 10%.

Io sono stato chiamato da un galantuomo che si chiama Giorgio Napolitano

Certo, ciascuno ha il suo metro per misurare i galantuomini.

La riforma costituzionale Renzi-Boschi-Verdini-Napolitano coinvolge pure il Titolo V che regola i rapporti di sussidiarietà con gli Enti Locali (Regioni, ex Provincie e Comuni).

Abbiamo già visto che JP Morgan nel suo rapporto ha eccepito un eccessivo ruolo degli Enti Locali rispetto al Governo centrale, ma sul Titolo V le “pistole fumanti” sono più d’una.

In un servizio de “La Gabbia” del 25/09/2013 viene esplicitamente detto che occorre riformare il Titolo V della Costituzione per espropriare gli Enti Locali delle “utilities” (servizi locali tipo acqua, luce, gas, trasporti eccetera)

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Napolitano dice:

Nessuno però può dire: io difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno. Dire questo offende anche me. Mi reca un’offesa profonda.

Sono dolente, “emerito”. Personalmente sarei pure ben più direttamente offensivo.

State riformando la Costituzione per renderla aderente alle richieste delle banche. Per eliminare diritti, per sbilanciare i poteri dello Stato, per sopprimere il diritto di protestare.

State imponendo una Costituzione costruita sugli obiettivi di chi ha interessi opposti a quelli del Popolo che rimane sovrano solo nominalmente.

Non è la mia Costituzione. Non è il “Patto tra i componenti del popolo italiano” ma l’atto della sua sottomissione ai poteri finanziari.

Si senta pure offeso Emerito Presidente. Io difendo la Costituzione votando NO, Lei ha già tentato troppe volte di stuprarla.

P.S.: I post sull’argomento sono raccolti nel tag riforma costituzionale Il post di sintesi è Finalità della riforma: modifica della forma di Stato e di Governo


1 Berlusconi con Governo già dimissionario aveva accortamente modificato (Legge 85/2006) gli artt. 241 (Attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato), 270 (Associazioni sovversive), 283 (Attentato contro la Costituzione dello Stato) e 289 (Attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali) del Codice Penale. Con le modifiche introdotte, le fattispecie costituiscono reato penale solo se compiuti in modo violento.
L’art. 138 contiene la procedura di modifica Costituzionale. Il doppio passaggio in ciascuna Camera e la previsione, nel caso in cui alla seconda lettura non si raggiunga il quorum dei 2/3, di referendum confermativo. È la previsione che rende la Costituzione italiana “rigida”. Con la modifica proposta (ddl 813) un “comitato di saggi” avrebbe prodotto una proposta di modifica costituzionale (oltre 60 articoli) da sottoporre al Parlamento per la votazione finale unica.