Astenersi al referendum del 17 aprile: un post poco informato.

Astenersi al referendum del 17 Aprile o votare “NO”? Neanche per idea!

astenersi al referendum del 17 aprile

Ho letto un post Facebook, pubblicizzato e diffuso in quanto invita ad astenersi al referendum del 17 Aprile o votare “NO”. Disinformare denunciando l’altrui disinformazione.

Prima di cominciare, per completezza di informazione, invito a leggere il post e consideriamo questo una “lettera aperta” alla dottoressa Costa.*

Parto dall’elemento più eclatante dell’appello ad astenersi al referendum del 17 aprile: la citazione al punto 7 del rapporto ICHESE (da pagina 188 a 197 in Italiano1) a sostegno di questa affermazione:

…e non è vero neanche che l’estrazione di combustibili dal sottosuolo può innescare terremoti come quello avvenuto anni fa in Emilia.

Io non so se il rapporto linkato dalla dottoressa è lo stesso che la dottoressa ha letto. Perché Mirandola è in Emilia, il termine “attività” include TUTTE le operazioni di prospezione e coltivazione (non solo quelle di sfruttamento citate a pagina 194 del rapporto ICHESE) e alla successiva pagina 195 il rapporto dice:

“[…], mentre non può essere escluso che le attività effettuate nella Concessione di Mirandola abbiano avuto potuto contribuire a innescare la sequenza”

Per inciso, il rapporto ICHESE cui la dottoressa fa involontario riferimento ha costituito la base per svariati esposti in Procura proprio per il rischio terremoti che denuncia.

Per informazione della dottoressa, il rapporto si conclude così:

Le attività di sfruttamento di idrocarburi e dell’energia geotermica, sia in atto che di nuova programmazione, devono essere accompagnate da reti di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzate a seguire l’evoluzione nel tempo dei tre aspetti fondamentali: l’attività microsismica, le deformazioni del suolo e la pressione di poro.

[…]

Il monitoraggio sismico dovrebbe essere effettuato con una rete locale dedicata capace di rilevare e caratterizzare tutti i terremoti di magnitudo almeno 0,5 ML.

[…]

La pressione dei fluidi nei serbatoi e nei pori delle rocce deve essere misurata al fondo dei pozzi e nelle rocce circostanti con frequenza giornaliera.

In ogni caso, per una geologa (ancorché – come lei stessa tiene a sottolineare per evitare insinuazioni – disoccupata) leggere “a saltare” non è un bene. Questa è la ragione per cui ho iniziato da questo elemento che ho definito “eclatante”.

Sui posti di lavoro ho già scritto (qui e qui) e avrei preferito non tornarci, ma siccome continua a costituire “drappo rosso” per gli appelli ad astenersi al referendum del 17 aprile occorre farlo.

Secondo la dottoressa impedendo che le coltivazioni continuino fino ad esaurimento se ne perderebbero “circa settemila”.

Ciascuno spara numeri, ma nessuno fornisce elementi a supporto. Fatto è che già da anni il settore delle estrazioni licenzia e il referendum non c’entra nulla ed è certo che l’intero maxi progetto “Ombrina mare” (in Abruzzo), se portato a termine, produrrebbe solo 24 posti di lavoro (24. Non 2.400 e neppure 240, solo 24), mentre la Basilicata, in quanto Texas d’Italia, è la regione a più alto tasso di disoccupazione.

Dopo aver visto il tasso di occupazione delle concessioni, vediamo se un “conto della serva” torna utile per eliminare definitivamente l’argomento.

In atto ci sono 92 concessioni in mare entro le 12 miglia. Di queste solo 48 erogano prodotto. Le altre sono non operative (8), non eroganti (31) o di solo supporto alla produzione (5).

Da qui alla fine del 2017 andrebbero in scadenza le concessioni per Cervia A (Romagna, settembre 2016), Morena 1 (Romagna, non erogante, gennaio 2017), Luna 27 (Calabria, non erogante), Giulia 1 (Romagna, non erogante) e Regina (Romagna) Queste tre con scadenza maggio 2017. Poi ci sono Arianna A Cluster (Romagna, agosto 2017) e Gela 1 (Sicilia, agosto 2017).

Quindi, nel biennio scadranno solo 7 concessioni di cui 3 già inattive. Se un mega-progetto come Ombrina Mare a pieno regime dovrebbe impiegare 24 unità, mi spiegano come diamine si arriva alla fantasmagorica cifra di “circa 7.000” posti di lavoro persi?

Andiamo avanti, astenersi al referendum del 17 aprile perché

La vittoria del SI non potrà, però, impedire alle compagnie di spostarsi e costruire nuovi impianti poco oltre questo limite.

Spostarsi? Come con le paperelle del Gioco dell’Oca? Significa nuove prospezioni, nuove ricerche e nuovi impianti. Con il prezzo del petrolio nessuno investe in nuovi pozzi. Questo il grafico dei nuovi pozzi in USA in ragione del prezzo al barile

nuovi pozzi per prezzo barile

Ed è proprio questa la ragione per cui le concessioni, secondo il punto di vista delle società petrolifere, devono continuare fino all’estrazione dell’ultima goccia.

Infatti

Sentite, anche se avete ancora un botto di gas da estrarre in questo giacimento, chiudete tutti i rubinetti

è sbagliato perché in Italia “botti di gas” non ce ne stanno. Come certamente la dottoressa saprà, le zolle che da noi si scontrano hanno fatto si che i giacimenti italiani siano frammentati e scarsi in quantità e in qualità.

Per le società l’affare consiste proprio nella “spremitura” dell’ultima goccia perché, con il giacimento ormai maturo, se le estrazioni sono sotto soglia della franchigia (50.000 tonnellate) non si paga un solo centesimo in royalties (qui tutti i dettagli: Referendum trivelle: chiariamoci le idee). Anche a estrazione zero, conviene rinnovare la concessione piuttosto che smantellare e bonificare.

Bisogna astenersi al referendum del 17 aprile perché:

Non è vero che la presenza degli impianti abbia ostacolato il turismo…
Se così fosse, il litorale romagnolo (dove ci sono il maggior numero di impianti) non registrerebbe ogni stagione i flussi turistici che sono invece ben noti. Così anche la Basilicata.

Della Basilicata ho già parlato e non ci torno, ma da quando Rimini, Riccione, Cesenatico sono note per le glauche acque dell’Adriatico? Si va in costiera romagnola per le discoteche, club e vita notturna. Per i flussi turistici che hanno saputo attrarre con tutt’altra risorsa che il mare.

Mare in cui, invece, non si contano più gli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe.

Bisogna astenersi al referendum del 17 aprile per via della dipendenza energetica.

Ne ho parlato qui e non ci torno.

Infine:

Significa essere pronti, per coerenza personale, a rinunciare all’indomani del referendum a qualsiasi forma di utilizzo dei combustibili fossili. Significa non possedere né auto né moto che non siano elettriche

Che ci siano ancora consumi di fossile “incomprimibili” è certamente vero, ma ciò deriva dal livello quasi nullo di investimenti in ricerca. A casa mia c’è tutto elettrico. Alimentato da un fotovoltaico. Nel mese peggiore (dicembre) ho prelevato dalla rete 83 kWh, ma ne ho immessi 226.

Se avessi potuto investire in accumulatori sarei stato autosufficiente, pur immettendo ugualmente energia in eccesso.

Perché la mia macchina va a benzina? Perché a partire da FIAT ha in Italia incentivi a vendere auto a fossile. La 500e viene venduta solo in USA e non in Italia.

In USA perché impone ai costruttori la produzione di una quota di veicoli a zero emissioni (ZEV). L’Italia no.

Ecco perché non astenersi al referendum del 17 aprile.

Per dare un segnale a chi (come la dottoressa) sostiene questa politica scellerata di inevitabilità del fossile.

Politica che ci porterà presto verso un altro baratro.

* P.S.: Il post della dr. Costa è identico a quello di Giovanni Esentato (con il quale, peraltro, si scambiano i convenevoli, vedi pic), quindi questo post vale come lettera aperta anche al sig. Esentato

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1  Le pagine indicate dalla dottoressa non sono le conclusioni del rapporto ISPRA, ma quelle del rapporto ICHESE allegate al rapporto ISPRA