Camere di Commercio, aeroporti e lobby in Sicilia

Le Camere di Commercio e la lobby degli aeroporti

Pubblico la lettera aperta che dipendenti e pensionati delle Camere di Commercio siciliane hanno inviato ai deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Della faccenda che si intreccia fra le Camere di Commercio e gli aeroporti – e dei retroscena, quindi, di ciò che sta accadendo all’ARS – tra l’altro, ne avevo già scritto qui
Proprio a proposito delle Camere di Commercio siciliane e del loro inestricabile abbraccio mortale con gli aeroporti, ne ha scritto “L’Ora Quotidiano” qualche giorno fa.
Anche Giulio Ambrosetti su MeridioNews del 16 Gennaio 2015.
E pure Gioacchino Amato su “La Repubblica” del 15 Gennaio 2015:
Braccio di ferro sulle Camere di commercio in una legge si gioca il grande affare aeroporti
IL RETROSCENA
UNA lunga seduta in commissione, poi la discussione in aula e un’altra riscrittura del testo che potrebbe però essere ancora cambiato, perché alla fine si rinvia tutto a martedì ma solo dopo l’elezione dei delegati per le votazioni del nuovo capo dello Stato. Al centro di una convulsa giornata all’Assemblea regionale, i pochi articoli del disegno di legge sul personale delle Camere di commercio che in realtà coinvolgono non solo i 1.200 pensionati e gli attuali dipendenti ma il settore strategico degli aeroporti che vive in Sicilia una fase cruciale.
Tutto nasce dalle “disposizioni transitorie” che in pratica impediscono agli enti camerali qualunque operazione che coinvolga il loro patrimonio, azioni degli aeroporti compresi. Nella versione che ieri è arrivata in aula si bloccavano gli iter in corso nei tre principali scali dell’Isola. A Palermo a giorni sarà scelto l’advisor che dovrà mettere sul mercato le partecipazioni di Comune e Camera di commercio, ma la vendita verrebbe congelata. A Trapani l’ente camerale possiede appena il due per cento delle azioni ma è l’ago della bilancia fra gli altri due soci che hanno ciascuno il 49 per cento: la Regione, che ha acquisito le quote della Provincia, e gli argentini di Corporacion America, che sono interessati anche a Palermo per creare un sistema simile a quello di Firenze e Pisa. Mentre gli argentini sono sempre più irritati per la latitanza del socio Regione, è stato varato un aumento di capitale che, se fosse impedito dal disegno di legge in discussione, diminuirebbe il peso della Camera di commercio trapanese nel cda e il valore delle sue quote.
A Catania la Sac che gestisce Fontanarossa (e assieme all’editore Mario Ciancio possiede Comiso) è in mano a ben tre Camere: Catania, Ragusa e quella di Siracusa guidata da Ivan Lo Bello. E sono in corso le procedure per la quotazione in Borsa, che per il leader di Confindustria dovrebbe già avvenire entro l’anno anche attraverso un aumento di capitale che sarebbe bloccato dalla legge.
Non è un caso che ieri pomeriggio, anche con l’apporto del ragioniere generale Salvatore Sammartano e dell’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, l’articolo sia stato riscritto e dal “congelamento” siano stati esclusi gli aumenti di capitale. Si salverebbero così Trapani e Catania, mentre sono la Gesap di Punta Raisi e la Camera di commercio guidata da Roberto Helg a restare con il cerino in mano.
Dagli scranni di maggioranza e opposizione si minimizza. Per Baldo Gucciardi (Pd) «con la riscrittura non si blocca nessuna privatizzazione», mentre per Marco Falcone (Forza Italia) «si tratta di un blocco di un paio di mesi per impedire che si disperda il patrimonio delle Camere in attesa del riordino». Ma il capogruppo forzista non esclude che la prossima settimana si torni indietro, bloccando anche gli aumenti di capitale.
Per il presidente dell’Ente nazionale aviazione civile, Vito Riggio, «per una Regione con un doppio mutuo bloccare anche le privatizzazioni e la crescita degli scali siciliani nei quali ha anche partecipazioni dirette equivarrebbe a un suicidio». Cauto ma esplicito anche Ivan Lo Bello: «Si dovrà affrontare un problema di competenze fra Stato e Regione ed esaminare il testo definitivo. Certo è che lo scalo di Catania ha bisogno di risorse per crescere che si possono ottenere solo con l’aumento di capitale e l’ingresso in Borsa».
Grossi interessi, dunque, nel risiko degli aeroporti, dove la Regione, oltre a Trapani e alla quota Gesap in mano alla Provincia di Palermo commissariata, adesso gestisce anche Lampedusa attraverso Ast Aeroservizi.
In ballo anche altre due questioni: «C’era il rischio che il governo Renzi mettesse tutto su un fondo unico gestito dal ministero dell’Economia, un ennesimo scippo alla Sicilia da 300 milioni di euro». L’altro è che i soldi per dipendenti e pensionati vadano a gravare sulle disastrate finanze regionali, soprattutto dopo i tagli di Roma dove tira un’aria di rottamazione anche per le Camere di commercio. Obbligate in tutta Italia a vendere subito le proprie partecipazioni azionarie.
Con queste premesse, ecco la lettera di dipendenti e pensionati delle Camere di Commercio siciliane:
Si è avuto modo, di contro, di assistere a un teatrino da parte di chi (Tanti. Troppi) vuole difenderle solo a parole da quel default cui la Regione Siciliana le ha condannate (riallego la delibera della Corte dei Conti, per chi se la fosse persa).
fonte)

“Quale lobby vuole difendere il governo? Quali interessi vuole tutelare? Una cosa è certa, a questo esecutivo non importa nulla del personale delle Camere di Commercio”.

come spesa corrente. DEI BILANCI!!!
Ora le scelte sono:
  • Precostituire le condizioni per cui le Camere di Commercio siciliane non abbiano i fondi per pagare neppure gli stipendi, oltre alle pensioni e, ovviamente, contrarre al minimo gli interventi economici per il territorio.
Rimarcando con chiarezza, di contro, le modalità di dismissione degli aeroporti. La questione del personale delle Camere di Commercio, quindi, è un puro alibi!
 
fonte):

 

Ricordiamoci che dopo la caduta della cenere lavica del 2002, le compagnie (private) italiane non atterravano né decollavano da Catania (quelle straniere si) ed è stata iniziativa delle Camere di Commercio se si sono istituiti voli speciali per garantire i collegamenti (il che significa garantire la continuità territoriale) con il resto del Paese.
Il re è nudo.