Licenziamenti nella Pubblica Amministrazione: Il Jobs Act si applica.

licenziamenti nella pubblica amministrazione. si può

Licenziamenti nella Pubblica Amministrazione. Ha ragione Pietro Ichino o i ministri approssimativi del governo Renzi? Ha ragione Ichino che lo ha scritto. Si applica. Eccome!

Una premessa: la tendenza all’augurio che tutti perdano i diritti, anziché pretendere più diritti per tutti è il sintomo di una società che ha perso ogni speranza nel futuro. Avete creduto che a “Marta” sarebbero stati riconosciuti i diritti alla maternità che al momento non ha. Adesso che vi siete accorti che nessun diritto aggiuntivo è riconosciuto a “Marta”, pretendete che nessuno abbia i diritti. Fustigatevi, piuttosto. State rendendo più facile il compito a chi ha, come mandato, l’abrogazione di ogni diritto (non solo nel campo lavorativo). E mettendo le categorie sociali l’una contro l’altra sta pienamente riuscendo nell’intento.

E adesso torniamo all’argomento e gioite. Checché ne dicano i “Ministri dell’approssimazione”, i licenziamenti nella Pubblica amministrazione diventano facili come lo sono diventati nel privato.

Licenziamenti nella Pubblica Amministrazione. Pietro Ichino: «I LICENZIAMENTI? LE NUOVE REGOLE VALIDE ANCHE PER GLI STATALI»1

Licenziamenti nella Pubblica Amministrazione. Marianna Madia: «I licenziamenti non si applicano agli impiegati pubblici perché entrano per concorso»2 (sic!)

Licenziamenti nella Pubblica Amministrazione. Giuliano Poletti: «Il Jobs Act è escluso agli statali»3

Partiamo dai soggetti che hanno fatto le dichiarazioni:

Marianna Madia conferma ancora una volta l’estrazione culturale del suo essere “il Ministro in quota Peppa Pig“.

Giuliano Poletti, in ambito Pubblica Amministrazione il suo parere non vale più di quello della merciaia all’angolo della strada.

Pietro Ichino … nonostante le pietose smentite, perfino le pietre sanno che la riforma del lavoro è un suo prodotto. L’ha esposta alla “Leopolda” del 2012. Nonostante questo la “ggente di sinistra” del PD ha votato Renzi (ma in effetti, ormai, la ggente di sinistra adora Renzi anche per il suo essere aderente al pensiero di Gutgeld e Serra. Che volete che sia Pietro Ichino, il teorico di Scelta Civica? E non mi parlate della “dissidenza PD”, per carità. I voti in Parlamento sul Jobs Act di costoro sono stati esaminati qui, qui e qui. Servono solo a irretire i voti di chi si accorge che Renzi è la troika liberista e di estrema destra)

Fra i tre, quindi, il più attendibile è Pietro Ichino.

Ciò premesso, fra i giornalisti, ci sarà qualcuno che è andato oltre la terza elementare? No, perché basta leggere lo schema di Decreto Delegato per capire che … Ichino sa cosa ha scritto.

Qui, sul sito di Palazzo Chigi si trova il testo.

Ora, già col Decreto Legislativo n° 29 del 1993 (poi integralmente sostituito con il Decreto Legislativo 165 del 2001) lo Statuto dei Lavoratori si applica integralmente al pubblico impiego e, a differenza del privato, “a prescindere dal numero di dipendenti”:

Decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165
TITOLO IV
Rapporto di lavoro

Art. 51.
Disciplina del rapporto di lavoro.

1. Il rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche è disciplinato secondo le disposizioni degli articoli 2, commi 2 e 3, e 3, comma 1.
2. La legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni ed integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti.

Se qualcuno volesse appigliarsi alla locuzione “datore di lavoro”, faccio presente che (articolo 5, comma 2 del Decreto legislativo 165/2001)

le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro

E infatti anche nelle pubbliche amministrazioni si è fatto ampio ricorso a co.co.co. e co.co.pro.

Tutto ciò premesso, leggendo il testo del “Decreto Licenziamenti a go-go” (scusatemi, ma sono abituato a chiamare le cose con il loro nome) qualcuno è in grado di spiegarmi in quale parte la Pubblica Amministrazione è esclusa dall’ambito di applicazione?

Già, perché a partire dall’entrata in vigore del D. Lgs 29/1993 (e ancor di più dal 2001, con il D. Lgs. 165) le norme riguardanti la disciplina del rapporto di lavoro NON si applicano alla Pubblica Amministrazione se e solo se contengono esplicita deroga.

È il caso, ad esempio, del Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 2764: “Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30” che, all’articolo 1 comma 2 esplicitamente prevede:

2. Il presente decreto non trova applicazione per le pubbliche amministrazioni e per il loro personale.

Nessuna espressione simile è rinvenibile nel Decreto “pacco natalizio” di Renzi, anzi all’art. 1 (campo di applicazione) regnano espressioni indefinite e vaghe per ricomprendere tutto:

Art. 1 – Campo di applicazione.

1. Per i lavoratori che rivestono la qualifica di operai, impiegati o quadri, assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il regime di tutela nel caso di licenziamento illegittimo è disciplinato dalle disposizioni di cui al presente decreto.
2. Nel caso in cui il datore di lavoro, in conseguenza di assunzioni a tempo indeterminato avvenute successivamente all’entrata in vigore del presente decreto, integri il requisito occupazionale di cui all’articolo 18, ottavo e nono comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, il licenziamento dei lavoratori, anche se assunti precedentemente a tale data, è disciplinato dalle disposizioni del presente decreto.

Felice anno nuovo con i regali natalizi del Governo Renzi e della sua falsa opposizione (mi riferisco, ovviamente, anche e sopratutto alla cosiddetta “dissidenza interna” che serve solo a farvi continuare a votare PD).

Chiudo come ho iniziato:

la tendenza all’augurio che tutti perdano i diritti, anziché pretendere più diritti per tutti è il sintomo di una società che ha perso ogni speranza nel futuro. Avete creduto che a “Marta” sarebbero stati riconosciuti i diritti alla maternità che al momento non ha. Adesso che vi siete accorti che nessun diritto aggiuntivo è riconosciuto a “Marta”, pretendete che nessuno abbia i diritti. Fustigatevi, piuttosto. State rendendo più facile il compito a chi ha, come mandato, l’abrogazione di ogni diritto (non solo nel campo lavorativo). E mettendo le categorie sociali l’una contro l’altra sta pienamente riuscendo nell’intento.


1 Corriere.it
2 Il giornale.it
3 Ibidem
4 Testo del Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276