Marò: Fulgido esempio di classe politica cialtrona

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La vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: il fallimento di una intera classe politica. Una vicenda che tutti hanno ereditato, ma che tutti hanno votato e contribuito a creare

La vicenda Marò è davvero curiosa.

Tutte le forze politiche li rivogliono a casa (o, almeno, così dicono).

Ma, allora, che ci fanno in India? Che ci facevano sulla Enrica Lexie? Avranno vinto un viaggio premio?

No. Li hanno mandati li quelli stessi che adesso sbraitano.

Mettiamo in ordine i fatti, tenendo presente che non spetta a me entrare nella querelle “assassini di pescatori/difensori della nave” perché non conosco la meccanica di quanto accaduto e che ha portato alla morte di quelle persone.

È già assai complicato riuscire a individuare dati veri dalle notizie interne dietro la cortina fumogena sollevata dai media, figurarsi quando le notizie devono attraversare diverse di queste cortine per giungere dall’India a noi.

Andiamo ai fatti

L’Oceano Indiano è infestato dai pirati somali. Varie le ragioni storiche e politiche che hanno riportato in vita il fenomeno, fra cui la povertà, la miseria e l’assenza di solide basi istituzionali, sopratutto dopo la guerra civile del 1991 che ha portato alla caduta del governo di Siad Barre.

Le azioni piratesche si sviluppano, sostanzialmente, depredando le navi dal carico e prendendo in ostaggio gli equipaggi da rilasciare dietro pagamento di riscatto.

Costituendo tratta fondamentale delle rotte mercantili, tutti i Paesi occidentali hanno consentito agli armatori di contrattualizzare società private (contractors) affinché, a bordo delle navi, squadre private armate possano garantirne la sicurezza.

In Italia si va oltre.

Con una genialata di Ignazio La Russa (al tempo Ministro della Difesa) viene proposto, approvato ed emanato dal Governo Berlusconi (e promulgato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ovviamente) il Decreto Legge 12 Luglio  2011, N. 107, che, fra l’altro, recava “misure urgenti antipirateria”.

Il Decreto prevedeva che, piuttosto che contractors privati, agli armatori venivano messe a disposizione forze armate regolari a costituire i “Nuclei Militari di Protezione” (NMP) della Marina.

Vengono, quindi, impiegati prevalentemente i fucilieri di marina (Marò).

Già di per sé questa è una condizione allucinante, ma ancor di più se si pensa che il Decreto non prevede alcunché sulla linea di comando, se non l’attribuzione delle qualifiche di Ufficiale di Polizia Giudiziaria (al comandante del Nucleo) e di Agenti di Polizia Giudiziaria (ai suoi subordinati).

C’è un piccolo dettaglio: Il Comandante della nave ha anch’egli, per istituto, la qualifica di Ufficiale di Polizia Giudiziaria.

Anche sulle “regole di ingaggio” c’è una nebulosa che opera mediante il rinvio alle direttive che avrebbe, poi, emanato il Ministero della Difesa.

Fin qui tutta opera del Ministro La Russa in prima (ed unica) persona (ma non è quello che urla di più?)

Il Decreto Legge 12 Luglio 2011 n° 107 venne convertito in Legge 2 Agosto 2011 n° 107 (Solo 20 giorni. Quando si dice che il Parlamento è lento nel legiferare, eh?).

Visto quanto sbraitano adesso, ci si aspetterebbe una Legge approvata con una maggioranza risicatissima e … no. Quasi all’unanimità.

Contrari solo Italia dei Valori. Fra i favorevoli troviamo Giorgia Meloni e Guido Crosetto (completando, così, il gruppo dell’odierno Fratelli d’Italia), tutta la Lega, tutta Forza Italia, tutto il PD (Mogherini e Picierno inclusi). Qui la votazione finale per nominativo alla Camera e al Senato).

La convenzione e “l’addendum” che seguirono aggiungono confusione su confusione alla linea di comando e non risulta neppure chiaro se operano come fossero privati (sorta di “noleggio” dei nuclei agli armatori) o quali servizi di difesa dello Stato.

Sono state, quindi, create le condizioni per cui tutto ciò che è accaduto era prevedibile che accadesse.

I Marò sono militari. Soggetti a un addestramento (leggasi “programmazione”) che non li rende affatto idonei a svolgere azioni di sicurezza privata.

Rispetto a quanto accaduto, appare davvero singolare che Fratelli d’Italia (Crosetto, La Russa e Meloni) organizzino convegni e manifestazioni, mentre Forza Italia indossa magliette con la scritta “Marò liberi” e la Mogherini vaneggia definendola “situazione ereditata”

Ovviamente, in questa vicenda si innesta il pasticcio del governo Monti che, dopo un “avanti e ‘ndrè” rispedisce i Marò in India per ragioni di puro interesse commerciale (il contratto per la fornitura degli elicotteri Augusta di Finmeccanica all’India. Contratto che venne, poi, comunque rescisso dal governo Indiano).

A fine agosto accade che:

Dal Corriere:

Il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, trattenuto in India insieme al collega Salvatore Girone dal febbraio 2012, «ha accusato un malore che ne ha reso necessario il ricovero nel dipartimento di neurologia di un ospedale di New Delhi, ove tuttora è trattenuto in osservazione». A renderlo noto è il ministero della Difesa, sottolineando che «i sanitari si sono dichiarati soddisfatti di come ha reagito alle prime cure». «Che bella notizia… Mio padre ha l’ischemia. Purtroppo le belle notizie non ci sono mai, solo notizie del ****», ha scritto su Facebook Giulia Latorre, figlia di Massimiliano. Sempre Giulia nel pomeriggio ha scritto un nuovo post annunciando il miglioramento delle condizioni del genitore: «Mi ha chiamata papà poco fa, mi ha detto che sta meglio e che mi ama».Ma il fratello di Salvatore Girone, Alessandro, sostiene che la situazione sia «abbastanza seria»: «Massimiliano ha avuto un ictus in una zona profonda del cervello». Il fratello del marò conferma che «Massimiliano si è svegliato, ha parlato – prosegue Girone – ma non ha ancora recuperato al 100%. Vediamo nelle prossime ore e speriamo che tutto vada per il meglio: ce lo auguriamo di cuore».

Il Ministro Pinotti “vola immediatamente in India” e tutto si muove per … restare fermo.

E infatti, in Aprile il Ministro Mogherini aveva annunciato:

È stato avviato un percorso di procedura internazionale e si apre una fase nuova, che esaurisce quella avviata dall’inviato del governo Staffan De Mistura1

In giugno:

Sul caso dei marò trattenuti in India “sia io che il ministro Pinotti lavoriamo tutti i giorni. Lavoriamo silenziosamente, ma a volte il silenzio è funzionale a lavorare bene”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini a Radioanch’io, ricordando che si tratta di “un tema tristemente ereditato” e che “in questi primi mesi di governo abbiamo deciso di cambiare linea seguendo le indicazioni del Parlamento e degli stessi fucilieri, avviando la gestione internazionale della vicenda“.

Qui ci sono due stranezze. La prima è che non si capisce da chi lo abbiano ereditato, visto che quella Legge schifezza l’hanno votata pure tutti i parlamentari PD e, in particolare, Federica Mogherini ha sicuramente pigiato il pulsante verde.

Il solito patetico scarica barile.

La seconda è che si apprende che, da aprile, la “gestione internazionale della vicenda” è ancora in fase di avvio. Niente male per un governo che fa tutto di corsa.

In Luglio:

“Capisco la frustrazione” dei due marò, ma il governo “in questi cinque mesi ha dato un’impronta un pò diversa” che “punti al risultato”, il ritorno a casa. Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini, ricordando che l’Italia ha avviato una fase di internazionalizzazione della vicenda. “Proprio ieri abbiamo lavorato con i giuristi internazionali” incaricati dal governo, e “nel momento in cui ci saranno passaggi concreti da comunicare lo faremo, in questa fase stiamo lavorando”.

Ma in settembre, dopo il malore di Massimiliano Latorre cambia tutto:

Stiamo facendo una riflessione su come questa difficile situazione di salute sta cambiando anche il modo in cui noi dobbiamo reagire sotto tutti i punti di vista“, ha sottolineato il ministro, “in questi giorni stiamo preparando l’internazionalizzazione della gestione della vicenda“. Intanto prosegue anche il lavoro per cercare di riaprire i canali di dialogo con il nuovo governo indiano: “Su questa base – ha concluso – ci stiamo adoperando quotidianamente sia io che il ministro Pinotti che lo stesso Renzi per fare in modo di riportare tutti e due i marò in Italia il più rapidamente possibile”.

Quindi ricapitolando:

In aprile dichiarano conclusa la “fase De Mistura” e avviano l‘internazionalizzazione della vicenda.

In giugno sono ancora all’avvio della fase di internazionalizzazione della vicenda.

In luglio avviano la fase di internazionalizzazione della vicenda e si incontrano con i giuristi.

In settembre, lo stato di salute di Massimiliano Latorre cambia tutto, per cui “riflettono” e preparano l’internazionalizzazione della vicenda.

Ed è da Febbraio (al suo insediamento, Renzi chiamò i Marò in India per rassicurarli sul fatto che avrebbe pensato a loro) che “si impegnano quotidianamente”?

Certo, il fatto che Renzi “pensi” a qualcosa è già sintomatico. Ormai è tristemente famoso per il suo aver pensato alla Scuola, alla Pubblica Amministrazione, alle riforme costituzionali, al lavoro … Quando pensa a qualcosa, ci si attende il disastro in quell’ambito.

Rispetto a tutto questo, come stupirsi se il governo indiano ci prende a pesci in faccia?

E si, perché a Latorre, a seguito dell’ictus, sono stati “concessi” quattro mesi in Italia per ristabilirsi.

L’India, per assicurarsi che venga rispedito indietro, si tiene Salvatore Girone in pegno, chiede una dichiarazione scritta del Governo italiano e, siccome ne conosce bene il valore, chiede anche la dichiarazione scritta di Massimiliano Latorre, la cui parola è sicuramente più affidabile


1 Particolarmente controverso è il ruolo tenuto da Staffan de Mistura nella vicenda della contesa dei due Marò con l’India circa l’incarico affidatogli dal presidente del Consiglio Mario Monti, che lo ha portato alla firma di un accordo tramite “Nota verbale” direttamente con il ministro degli esteri indiano Kurshid, poiché in ambito diplomatico è prassi trattare a parità di rango, de facto, quindi, scavalcando ed esautorando il ministro degli esteri Giulio Terzi che aveva seguito la vicenda dal principio, e che si era sempre mostrato contrario al rientro dei marò in India.
Accordo che dichiarava la non punibilità dei fucilieri di marina con la pena di morte, validità del medesimo però contestata solo dopo il rientro dei due marò nel Paese asiatico dal ministro della giustizia indiano Ashwani Kumar, che ha ribadito l’indipendenza del potere giudiziario da quello legislativo, dichiarando quindi “non valido” il patto siglato. (Wikipedia)